Abbiamo chiesto a un sistema di intelligenza artificiale, ChatGPT, di immaginare l’esito delle elezioni regionali in Campania, concentrandosi in particolare sulle liste e sui candidati alla presidenza. Il risultato è un’analisi basata su dati, dinamiche storiche e segnali recenti, che offre uno sguardo diverso dai tradizionali sondaggi: ecco cosa ci ha risposto.
La Campania è un teatro dove il passato e il presente si confrontano a viso aperto: antiche geografie elettorali, reti clientelari, le grandi periferie di Napoli, e la provincia che pesa più dei titoli di cronaca. Il 23 e il 24 novembre 2025 non sarà soltanto la conta dei voti: sarà il punto in cui il Paese misurerà la forza del “campo largo” contro la spinta composita di un centro-destra rimodellato. In questo scontro, i nomi che dominano i titoli — Roberto Fico ed Edmondo Cirielli — sono, in verità, la superficie di correnti più profonde.
Indice
- Chi sono i due sfidanti
- l fattore storico: cosa insegnano le ultime tre tornate
- Il nervo sensibile: il voto di lista e le liste civiche
- Turnout: la vera variabile indecifrabile
- Social e sentiment: attenzione alla differenza tra rumore e sostanza
- Il rischio ultimo: cosa può ribaltare tutto all’ultimo minuto
- La chiamata che non è dogma
Chi sono i due sfidanti
Roberto Fico arriva dalla storia del Movimento 5 Stelle ma oggi si presenta come il punto di convergenza di più forze: M5S, Pd e liste civiche territoriali che reclamano concretezza. La sua è una sfida fatta di identità personale e di capacità di riattivare una mobilitazione civica che in passato ha premiato il centrosinistra in Campania. Edmondo Cirielli, viceministro e volto di Fratelli d’Italia, è il candidato che racchiude l’aspettativa di un centro-destra desideroso di trasformare il consenso nazionale in vittorie locali. La partita, spesso, si gioca più sulle liste che sui visi: chi sa mettere insieme reti locali, sindaci e liste civiche prende il vantaggio.
l fattore storico: cosa insegnano le ultime tre tornate
Guardando alle ultime tre elezioni regionali — 2010, 2015 e 2020 — la Campania ha mostrato forti oscillazioni: dal centro-destra di Caldoro al dominio personale di De Luca nel 2020. Vincenzo De Luca ha lasciato una traccia politica e organizzativa che il “campo largo” può sfruttare; ma attenzione: la forza nazionale del centro-destra dopo il 2022 e i trend di consenso di FdI cambiano gli scenari locali. Non è più automatico che la Campania sia “preda” del centrosinistra: è una regione dove il candidato giusto, con la coalizione giusta e al momento giusto, può ribaltare la prospettiva.
Il nervo sensibile: il voto di lista e le liste civiche
La legislazione regionale e la legge elettorale locale premiano coalizioni organizzate e liste territoriali: il premio di maggioranza può trasformare un +2–3% in una maggioranza solida. Per questo motivo, la partita non si decide solo al vertice. Le liste civiche, specie quelle legate all’area De Luca o a reti locali, possono erodere il consenso o, al contrario, rafforzarlo: un drama in miniatura che può aggiungere o togliere diversi punti percentuali. Chi governa le file locali, governa il risultato.
Turnout: la vera variabile indecifrabile
Il turnout è poesia e tragedia insieme: se scende, la voce degli organizzati (spesso centro-destra) pesa di più; se sale, la mobilitazione civica e le piazze del centrosinistra possono ribaltare le soglie. Le forbici di scenario che ho proposto sono costruite proprio su questa leva — e spiegano perché Fico è favorito con alta partecipazione e perché Cirielli guadagna terreno se la gente resta a casa. Non è un oracolo: è una fotografia dinamica con luce variabile.
- Scenario A — Turnout alto (mobilitazione civile): vantaggio Fico; coalizione larga e liste civiche funzionano; vittoria con margine contenuto (3–7 pp).
- Scenario B — Turnout medio (status quo): gara testa-a-testa; esito in bilico; maggioranza dipende da premio di coalizione.
- Scenario C — Turnout basso (astensione giovanile, apatia): vantaggio Cirielli; centro-destra trasforma un consenso nazionale in maggioranza regionale.
Queste non sono profezie ma mappe: servono a orientare strategia, non a sostituirla.
Social e sentiment: attenzione alla differenza tra rumore e sostanza
Nel teatro digitale della Campania pre-elettorale, le voci si moltiplicano come eco in una valle: su X, Facebook, Instagram e TikTok, ogni candidato è insieme protagonista e bersaglio. Ma distinguere la realtà dal rumore è ormai un’arte — o meglio, una scienza imperfetta.
L’intelligenza artificiale, nel suo tentativo di leggere il sentimento collettivo, impara presto che non tutto ciò che brilla di hashtag è consenso, e che un like non vale un voto.
Le analisi social mostrano un panorama sfaccettato. Roberto Fico raccoglie menzioni più numerose e spesso più “calde”, specie su temi di legalità, ambiente e diritti civili. È il preferito dei giovani urbanizzati, dei professionisti digitali e della fascia universitaria, che predilige linguaggi civici e partecipativi.
Edmondo Cirielli, invece, mantiene una base di consenso solida ma più silenziosa, attiva nei gruppi Facebook e nelle chat territoriali, spesso lontane dai radar dei media. Le sue parole chiave — sicurezza, infrastrutture, concretezza — risuonano nei centri medi e piccoli, nei luoghi dove il web è ancora filtro del reale e non sostituto.
Se si misurassero solo i volumi, la bilancia sembrerebbe pendere verso Fico: più engagement, più contenuti organici, più spontaneità nella difesa dei suoi post. Ma il sentiment netto (positivo–negativo) racconta una storia diversa: una polarizzazione crescente. Gli attacchi, i meme, le “shitstorm” di parte sono divenuti la valuta politica dei social regionali. Per ogni messaggio di sostegno, c’è una replica di sarcasmo o indignazione. La Campania online non è un coro: è una piazza in continuo litigio.
L’analisi semantica mostra che il 35–40% dei contenuti su Fico è positivo, ma il restante è neutro o aggressivo; per Cirielli, la quota positiva oscilla tra il 25 e il 33%, con una presenza più marcata di commenti negativi o ironici, soprattutto su TikTok e X. Tuttavia, è nei canali “chiusi” — gruppi WhatsApp, pagine locali e circuiti di micro-influenza — che il centrodestra guadagna silenziosamente terreno: qui i post non diventano virali, ma costruiscono fedeltà.
Il tema dominante, in questa campagna, è la sanità pubblica, seguito da lavoro giovanile, ambiente, legalità e infrastrutture. Gli utenti campani mostrano particolare insofferenza verso le liste percepite come “paracadutate da Roma”, e una crescente attenzione alle proposte legate all’occupazione e ai servizi essenziali. Sui social, la Campania parla poco di ideologie e molto di bollette, attese, treni in ritardo e ospedali in crisi. È qui che il consenso digitale si intreccia con la vita quotidiana.
L’intelligenza artificiale, nel filtrare i dati, ha rimosso un’ampia fetta di rumore artificiale: account creati da meno di tre mesi, attività anomala (più del 80% di retweet o condivisioni), hashtag ripetuti in serie. Dopo la pulizia, il quadro diventa più nitido e meno spettacolare: il sentiment reale, al netto dei bot, si rivela più equilibrato di quanto i feed suggeriscano. Non una tifoseria, ma un Paese stanco, che cerca un tono credibile.
In definitiva, i social non decidono il voto, ma lo anticipano come un sismografo. Segnalano tensioni, umori, tendenze. Ci dicono che il nome di Fico genera entusiasmo e discussione, ma anche saturazione; che Cirielli, pur meno citato, conquista consenso silenzioso nei territori. La morale è semplice: la visibilità online non è sinonimo di vittoria elettorale, ma chi ignora il mondo digitale oggi ignora metà del Paese.
E, in Campania, dove ogni notizia si trasforma in racconto e ogni racconto in voce, il rumore è tanta parte della sostanza — basta solo saperlo leggere.
Il rischio ultimo: cosa può ribaltare tutto all’ultimo minuto
Bastano pochi punti percentuali per cambiare la geografia del potere. Un’inchiesta, un endorsement imprevisto, o una lista civica che esca dal recinto della coalizione possono avere effetti concreti (±1–3 pp). È l’azzardo delle campagne corte: chi sa giocare bene l’ultima settimana spesso vince.
La chiamata che non è dogma
Secondo la modellistica combinata — sondaggi pubblici ponderati, analisi storica, radar social e stima di affluenza — il pronostico pende leggermente a favore di Roberto Fico, candidato del campo largo progressista.
Nel scenario di affluenza media, la simulazione più plausibile assegna a Fico una forbice tra il 43% e il 47%, mentre Edmondo Cirielli si collocherebbe tra il 41% e il 45%.
Un vantaggio sottile, oscillante tra i 2 e i 3 punti percentuali, che rientra nell’intervallo d’incertezza ma descrive una tendenza costante delle ultime settimane: la progressiva rimobilitazione dell’elettorato progressista urbano, unita alla tenuta delle liste civiche di area centrosinistra.
Il centrodestra resta tuttavia competitivo e può ribaltare il risultato in due scenari: un’affluenza bassa (inferiore al 50%), che favorirebbe i blocchi organizzati di FdI e FI, o un evento imprevisto — mediatico, giudiziario o meteorologico — capace di spostare anche solo 1,5 punti percentuali.
La confidenza della previsione resta media, con un margine d’errore stimato di ±2,5 punti.
In sintesi, la Campania si conferma regione contesa, ma oggi — secondo l’intelligenza artificiale — la bilancia pende leggermente verso Roberto Fico, sostenuto da un campo largo in grado di sommare reti civiche e consenso giovanile.
La sua sfida non è solo vincere: è trasformare un vantaggio fragile in governo stabile.
Perché, in politica, la vittoria non è mai un oracolo — è un equilibrio momentaneo tra numeri, passioni e destino.




