Democrazia digitale, un video deepfake sconvolge la corsa presidenziale in Irlanda

Un video falso generato con intelligenza artificiale ha scosso la campagna elettorale irlandese a poche ore dal voto. Nel filmato, circolato martedì sera sui social, una versione sintetica della candidata Catherine Connolly annunciava il proprio ritiro dalla corsa per la presidenza della Repubblica.

L’effetto era sorprendentemente realistico: scenografia in stile RTÉ News, voce quasi identica all’originale e un tono istituzionale credibile. Ma era tutto finto. Un deepfake malevolo, creato per confondere gli elettori e diffondere disinformazione proprio nel momento più delicato del processo democratico.

“Un tentativo vergognoso di minare la democrazia”

Connolly, deputata indipendente di Galway e candidata sostenuta da vari movimenti progressisti, ha reagito con fermezza. «È un vergognoso tentativo di fuorviare gli elettori e minare la nostra democrazia» ha dichiarato, annunciando una denuncia formale alla Commissione elettorale e chiedendo la rimozione immediata del video dalle piattaforme social. Ha poi rivolto un appello diretto ai cittadini: «Non condividete questo video. Il modo più sicuro per rispondere alle bugie è andare a votare».

Gli indizi dell’inganno

Secondo Alan Smeaton, esperto di AI alla Dublin City University, il video conteneva “minimi indizi” della sua falsità: piccole discrepanze nel movimento delle labbra, contorni luminosi intorno ai volti e un’inquadratura artificiosa del presunto giornalista.
Dettagli che un occhio allenato può cogliere, ma che la maggior parte degli utenti ignora, soprattutto quando il contenuto arriva in modo virale e con il marchio visivo di un telegiornale nazionale.

Quando la velocità batte la verità

Il caso irlandese mostra quanto sia fragile il rapporto tra verità e percezione nell’era dei contenuti generati da AI.
Le piattaforme social hanno dichiarato di aver rimosso il video, ma la logica del “whack-a-mole” – togliere i contenuti falsi dopo ore o giorni – non basta più. Bastano pochi minuti perché un deepfake si diffonda, venga scaricato e rilanciato altrove.

Una sfida globale

L’Irlanda non è un caso isolato. Dall’India agli Stati Uniti, passando per l’Europa, i deepfake politici stanno diventando strumenti sempre più sofisticati di manipolazione.
La prossima ondata di campagne elettorali dovrà confrontarsi con una nuova forma di propaganda: non più solo parole, ma immagini e voci generate da macchine, capaci di alterare la fiducia pubblica nel processo democratico.