Bitcoin oltre i 111.000 dollari: nuovi massimi tra crisi dei titoli di Stato e fame di riserve digitali

Il Bitcoin ha superato la soglia storica dei 111.000 dollari, ma per molti analisti questo è solo l’inizio di una nuova fase di espansione per la criptovaluta più famosa del mondo. Un’impennata che non si spiega solo con le dinamiche interne del mercato crypto, ma che affonda le radici in profondi cambiamenti macroeconomici e nella crescente sfiducia verso i tradizionali asset governativi.

L’erosione della fiducia nei titoli sovrani

Secondo Simon Peters, crypto market analyst di eToro, il declassamento del rating creditizio degli Stati Uniti e la pressione legata al rifinanziamento del debito federale stanno mettendo in crisi il tradizionale mercato dei Treasury. In uno scenario in cui le aste dei titoli di Stato potrebbero incontrare difficoltà a trovare acquirenti, la Federal Reserve potrebbe essere costretta a immettere ulteriore liquidità nel sistema, espandendo il proprio bilancio. Un evento che storicamente ha favorito la crescita del valore del Bitcoin, strettamente correlato alla politica monetaria espansiva.

Politiche accomodanti e fame di asset scarsi

Oltre agli Stati Uniti, anche altre economie avanzate — come Regno Unito, Europa, Australia e Cina — stanno abbassando i tassi di interesse e allentando le condizioni finanziarie, creando un ambiente favorevole ai criptoasset. In questo contesto, cresce la domanda per asset a offerta limitata, come Bitcoin. Non solo piccoli investitori: sempre più aziende quotate, fondi pensione e fondi sovrani stanno accumulando BTC attraverso ETF spot o strategie di tesoreria diretta, contribuendo a ridurre l’offerta disponibile sul mercato.

Un esempio emblematico arriva dal Giappone, dove la società Metaplanet ha convertito parte della propria tesoreria in Bitcoin nel 2024, diventando il titolo più performante del Tokyo Stock Price Index.

Un nuovo paradigma di riserva di valore?

Anche André Dragosch, Head of Research Europa per Bitwise, conferma che l’ascesa del Bitcoin è alimentata dalla crescente instabilità del debito pubblico globale. Con rendimenti trentennali ai massimi e timori sempre più concreti di un default sovrano — in particolare negli Stati Uniti — molti investitori stanno rivalutando le proprie strategie di protezione.

Dragosch sottolinea che, rispetto all’oro, Bitcoin offre una copertura migliore nei momenti di stress obbligazionario. Ha una correlazione più bassa con i Treasury USA, performa meglio durante i ribassi dei titoli di Stato ed è più sensibile all’espansione monetaria globale. In altre parole, Bitcoin si sta posizionando come un bene rifugio alternativo, non più solo speculativo ma strategico.

Bitcoin come assicurazione contro il debito sovrano

Secondo i modelli più recenti, se Bitcoin fosse valorizzato come “assicurazione di portafoglio” contro il rischio sovrano dei Paesi del G20, il suo fair value si collocherebbe già oltre i 200.000 dollari. E con l’aumento della liquidità globale — recentemente tornata a nuovi massimi — la spinta verso asset scarsi come il Bitcoin potrebbe diventare sempre più potente.

In un mondo in cui l’intelligenza artificiale automatizza l’analisi dei mercati, e dove la decentralizzazione finanziaria si rafforza ogni giorno, Bitcoin non è più un outsider. È un indicatore chiave del cambiamento in corso. E forse, come sottolinea Peters, è solo all’inizio del suo vero ruolo come asset di riserva globale.