La Maturità 2025 potrebbe passare alla storia come la prima vera “maturità dell’Intelligenza Artificiale”. È quanto emerge da un’indagine di Skuola.net: oltre il 90% dei maturandi, infatti, ha dichiarato di utilizzare strumenti come ChatGPT o altri assistenti virtuali nelle settimane che precedono l’esame. Questo passaggio rappresenta una svolta importante nei metodi di studio: se un tempo si ricorreva a libri, appunti e riassunti scaricati online, oggi si affida l’“lavoro sporco” proprio all’IA generativa.
Qualcuno pensa anche di usarla durante l’esame
Se da un lato è ormai diffuso l’utilizzo dell’IA per prepararsi, dall’altro emerge una tentazione ancora proibita: l’utilizzo della tecnologia durante le prove. Nonostante sia severamente vietato ed esponga all’esclusione immediata dall’esame, più di un maturando su tre sta già elaborando strategie per eluderne i controlli. Il 23% è praticamente convinto di consultare un assistente virtuale mentre fa l’esame, mentre un ulteriore 12% si considera pronto a farlo solo in situazioni critiche, come ultima risorsa.
Il controllo non convince
A spingere verso questa possibilità è anche la convinzione che i docenti non avrebbero le competenze necessarie per riconoscere un elaborato scritto con l’IA: oltre il 20% degli studenti lo ritiene probabile. Solo il 32%, invece, teme seriamente di essere scoperto. E il resto? Rimane in bilico, puntando sulla facoltà di poterla “giocarsela” senza essere scoperto.
Una rivoluzione che pone nuove sfide
Nel complesso, questo sondaggio fa emergere un quadro preciso: l’Intelligenza Artificiale è entrata stabilmente nelle strategie di chi studia per l’esame, ma appare ormai fondamentale affrontare nuove questioni. Come garantire parità di condizioni tra gli studenti durante le prove? Con quali strumenti devono essere aggiornati gli insegnanti per prevenire l’uso improprio della tecnologia? E, soprattutto, come educare i ragazzi a utilizzare l’IA in modo etico e responsabile?
La Maturità 2025 rappresenta quindi una prova non solo per i maturandi, ma per l’intera scuola italiana, che deve trovare il giusto equilibrio tra innovazione e correttezza.