Liste d’attesa sempre più lunghe, carenza di personale sanitario e un sistema sotto stress: l’intelligenza artificiale emerge come leva strategica per il futuro della sanità.
Nel pieno di una crisi strutturale, dove l’accesso tempestivo alle cure diventa sempre più difficile, l’intelligenza artificiale si afferma come risorsa chiave per supportare medici, ottimizzare i percorsi di cura e garantire una maggiore equità nell’erogazione dei servizi. Lo confermano i dati del Future Health Index 2025 di Royal Philips, che ha coinvolto oltre 2.000 tra professionisti sanitari e pazienti in 16 Paesi.
Secondo il rapporto, oltre il 70% dei pazienti a livello globale deve attendere più di due mesi per una visita specialistica o un esame diagnostico, con gravi ricadute sulla salute: nel 33% dei casi le condizioni cliniche peggiorano, e 1 paziente su 4 arriva al ricovero prima ancora di aver avuto accesso a uno specialista. Una situazione che non risparmia l’Italia: nel 2024, quasi 6 milioni di cittadini hanno rinunciato a visite mediche per via delle lunghe liste d’attesa, secondo l’ultimo rapporto Istat.
In questo scenario critico, l’adozione dell’AI viene percepita come un punto di svolta. Il 46% dei medici ritiene che non adottarla significhi perdere un’opportunità decisiva per la diagnosi precoce, mentre un altro 46% la vede come uno strumento efficace per ridurre il burnout, grazie alla semplificazione dei compiti amministrativi. Il 42% la considera una risposta all’aumento delle visite arretrate.
Diagnostica più veloce e refertazione intelligente
L’impatto dell’AI non è solo potenziale, ma già tangibile. Tecnologie avanzate permettono oggi una diagnostica più rapida: nella risonanza magnetica, ad esempio, l’uso dell’AI consente una velocità d’esame triplicata rispetto agli standard tradizionali. Ma è nel processo di refertazione e supporto clinico che l’AI sta facendo la differenza, contribuendo a ridurre i tempi di attesa e migliorare la gestione delle risorse sanitarie.
“Senza un’azione urgente, e con una carenza globale stimata di 11 milioni di operatori sanitari entro il 2030, milioni di persone rischiano di non ricevere cure tempestive”, dichiara Andrea Celli, Managing Director Philips Italia, Israele e Grecia. “L’intelligenza artificiale si sta affermando come alleato cruciale per la sostenibilità dei sistemi sanitari. È tempo di investire in modo deciso nell’innovazione tecnologica: la salute è un diritto universale e va difeso con ogni strumento a disposizione.”
AI e sanità: non più un’opzione, ma una necessità
Il messaggio che arriva dal mondo della salute è chiaro: non è più il momento di domandarsi se l’AI debba entrare in corsia, ma come integrarla in modo efficace e responsabile. Tra sfide etiche, formazione del personale e interoperabilità dei sistemi, l’obiettivo è costruire una sanità più veloce, accessibile e umana, in cui la tecnologia non sostituisce, ma potenzia il lavoro del medico.
L’AI non è una panacea, ma una risorsa strategica per affrontare le fragilità del sistema sanitario, rendendolo più resiliente di fronte alle sfide del futuro.