La Camera dei Deputati, nella giornata di ieri, ha approvato in seconda lettura il disegno di legge sulle “Disposizioni e deleghe al Governo in materia di intelligenza artificiale”. Il ddl include anche norme rilevanti sul diritto d’autore in relazione all’uso dell’AI. Il provvedimento, già approvato dal Senato a marzo 2025, dovrà ora tornare al Senato per una terza lettura definitiva.
Il testo mira a promuovere un uso corretto, trasparente e responsabile dell’intelligenza artificiale, ponendo al centro l’essere umano e garantendo la tutela dei diritti fondamentali, la cybersicurezza e la non discriminazione. In particolare, per quanto riguarda il diritto d’autore, il disegno di legge introduce regole per disciplinare l’uso dell’IA nel rispetto delle normative esistenti, anche in linea con il Regolamento europeo AI Act.
Spunta il Comitato interministeriale
Tra le novità inserite a Montecitorio spicca l’istituzione di un Comitato interministeriale di coordinamento, che avrà il compito di armonizzare le politiche sull’IA tra i diversi ministeri e vigilare sulle attività delle fondazioni e degli enti pubblici e privati che operano nel settore.
È stato inoltre precisato che gli accordi di collaborazione stretti dall’Agenzia nazionale per la cybersicurezza saranno limitati ai Paesi dell’Unione europea. Per iniziative in ambito NATO o extra-UE sarà invece necessaria l’autorizzazione della Presidenza del Consiglio, al fine di garantire un maggiore controllo strategico sugli scambi tecnologici internazionali.
Durante l’esame alla Camera è stato inoltre cancellato il comma 2 dell’articolo 6, che prevedeva che i sistemi di AI utilizzati dalla Pubblica Amministrazione dovessero operare su server localizzati in Italia, misura pensata per garantire maggiore controllo e protezione dei dati.
Diritto d’autore: solo opere di origine umana protette
Uno dei capitoli più significativi riguarda il diritto d’autore. L’articolo 25, comma 1, lettera a) del Ddl introduce una modifica alla legge n. 633/1941 stabilendo che sono protette dal diritto d’autore solo le opere dell’ingegno di origine umana. Questo principio, già anticipato a livello europeo con il Regolamento AI Act, viene ora cristallizzato nel diritto italiano, ponendo un argine chiaro al riconoscimento automatico di diritti sulle opere generate integralmente da sistemi di IA.
La norma specifica inoltre che anche le opere create con l’ausilio di strumenti di intelligenza artificiale possono beneficiare della protezione autorale a condizione che derivino da un apporto intellettuale umano sostanziale e creativo. In questo senso, l’AI viene espressamente trattata come uno strumento di supporto, non come soggetto autonomo di diritto.
Viene riconosciuta la possibilità di impiegare tecnologie di text and data mining (TDM) su contenuti legittimamente accessibili, anche per fini commerciali, nel rispetto del nuovo articolo 70-septies della legge sul diritto d’autore. Questo è consentito purché vengano rispettate eventuali limitazioni poste dai titolari dei diritti, comprese le clausole tecniche come i metadati “no-TDM”.
Restano però irrisolte alcune criticità, come l’assenza di una regolamentazione esplicita sull’uso improprio dell’AI per replicare voce, volto, stile o altre caratteristiche personali degli artisti senza il loro consenso. Il fenomeno del vocal cloning, ad esempio nel doppiaggio o nella musica, continua a suscitare preoccupazione tra le categorie professionali, senza trovare ancora un adeguato riscontro normativo.
Secondo il presidente della Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone (FdI), si tratta di “un salto quantico nella tutela della creatività”, coerente con il programma elettorale del partito sull’innovazione e con le linee guida del G7 sotto presidenza italiana. Il lavoro è stato sviluppato congiuntamente ai sottosegretari Barachini, Butti e Mazzi, e sarà affiancato da ulteriori misure: una risoluzione di maggioranza con indirizzi strategici al Governo, l’impegno per l’adozione europea di watermark digitali obbligatori, e un sistema di voucher per la cybersicurezza e l’adozione di tecnologie IA da parte delle PMI.
Infine, il Ddl affida al Governo una delega per l’adeguamento organico della normativa nazionale, anche per contrastare usi illeciti dell’IA in violazione della proprietà intellettuale.
Giustizia: IA solo per supporto, non per decidere
Particolarmente significativa è la parte del provvedimento dedicata alla giustizia. L’articolo 15 stabilisce che nei procedimenti giudiziari il ruolo decisionale resterà esclusivamente riservato ai magistrati, soprattutto per quanto riguarda l’interpretazione della legge, la valutazione delle prove e l’adozione dei provvedimenti. L’intelligenza artificiale potrà invece essere impiegata per l’organizzazione dei servizi, la semplificazione delle attività giudiziarie e le operazioni amministrative accessorie.
Viene inoltre modificata la competenza in materia di controversie riguardanti il funzionamento dei sistemi di intelligenza artificiale, attribuendola esclusivamente ai tribunali ordinari, sottraendola così alla competenza dei giudici di pace.
Lavoro e professioni: tutele e trasparenza
In materia di lavoro, l’articolo 11 punta a garantire che l’adozione dell’intelligenza artificiale avvenga salvaguardando la dignità e i diritti dei lavoratori, tutelandone l’integrità psicofisica e assicurando trasparenza nell’uso dei dati. Le professioni intellettuali, secondo l’articolo 13, potranno avvalersi di sistemi IA solo per attività di supporto e strumentali, lasciando al pensiero critico umano la prevalenza nella qualità delle prestazioni rese ai clienti, che dovranno essere sempre informati dell’eventuale impiego di tali strumenti.
Reazioni politiche: tra entusiasmo e critiche
Il presidente della Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone (Fratelli d’Italia), ha definito l’approvazione del Ddl “un salto quantico nella tutela della creatività”. Secondo Mollicone, il principio di protezione delle sole opere di origine umana rappresenta una garanzia per artisti e autori, in linea con gli impegni del G7 a guida italiana. Ha inoltre annunciato incentivi per l’adozione di watermark digitali obbligatori e voucher per sostenere le PMI nell’adozione di tecnologie IA.
Di segno opposto la posizione di Emma Pavanelli (Movimento 5 Stelle), capogruppo in Commissione Attività produttive, che ha criticato duramente il provvedimento: “Un testo vecchio, scritto in fretta e senza visione strategica”. Pavanelli ha accusato il Governo di propaganda e improvvisazione, sottolineando l’assenza di un piano concreto e il rischio che l’Italia rimanga indietro rispetto ad altri Paesi europei come Francia e Germania, molto più avanti negli investimenti e nelle partnership tecnologiche.