Due regioni, due sfide elettorali diverse ma con un tratto comune: la certezza non esiste più. Le ultime settimane hanno ridisegnato il quadro politico di Marche e Calabria, dove a fine settembre e inizio ottobre si voterà per eleggere i nuovi presidenti di Regione.
Il precedente editoriale di TGWEB AI segnalava due possibili conferme per il centrodestra, ma già allora i margini apparivano meno solidi del passato. Oggi, grazie a nuovi sondaggi e a indicatori digitali, l’intelligenza artificiale può affinare la previsione: i governatori uscenti restano avanti, ma senza più la tranquillità di qualche mese fa.
Marche: il sorpasso è a un passo
Il caso più clamoroso è quello delle Marche. Se a giugno e luglio i sondaggi fotografavano ancora un centrodestra con qualche punto di margine, oggi i numeri raccontano un’altra storia. Ultimo BiDiMedia (settembre): Francesco Acquaroli (centrodestra) al 49,6%, Matteo Ricci (centrosinistra) al 47,5%. Distacco: appena 2,1 punti, dentro il margine d’errore. Indecisi: circa il 20% dell’elettorato, un bacino enorme che può ribaltare l’esito. Affluenza prevista: tra il 53% e il 58%, leggermente più bassa di cinque anni fa.
Numeri che parlano chiaro: la partita è apertissima. Se Acquaroli può contare su una coalizione compatta e su una base storica consolidata, Ricci ha dalla sua un fattore nuovo: una fiducia personale in crescita e la capacità di parlare a un elettorato mobile, ancora indeciso se confermare l’amministrazione uscente o provare il cambiamento.
L’AI, ricalcolando gli scenari, conferma questa incertezza: centrodestra tra il 48 e il 52%, centrosinistra tra il 46 e il 50%. Insomma, una sfida che si deciderà negli ultimissimi giorni, forse addirittura nelle ore finali di campagna.
Calabria: Occhiuto resta favorito, ma il campo larghissimo cambia tutto
Se nelle Marche l’equilibrio è quasi perfetto, in Calabria il governatore uscente Roberto Occhiuto mantiene un vantaggio consistente. Ma c’è una novità politica che ha già inciso: il centrosinistra e il Movimento 5 Stelle, per la prima volta, si sono presentati uniti dietro Pasquale Tridico.
Il cosiddetto campo larghissimo ha trasformato la contesa in una sfida più competitiva di quanto si immaginasse. I dati disponibili – non sondaggi tradizionali, ma indicatori digitali strutturati – lo confermano: Human Index (Vis Factor/EMG Different): sentiment positivo 55,5% per Occhiuto contro 39,6% per Tridico. Socialcom (2,4 milioni di interazioni analizzate): probabilità di vittoria 61% per Occhiuto, 39% per Tridico. Occhiuto resta quindi avanti, ma con un avversario che sta guadagnando terreno. Le conversazioni online mostrano come i temi più discussi siano sanità (22%), dimissioni del presidente (20%), infrastrutture ed economia. Non è un dettaglio: la sanità commissariata e le opere incompiute sono argomenti sensibili, capaci di spostare voti se l’opposizione saprà cavalcarli.
Per l’AI, il nuovo scenario si traduce così: centrodestra tra il 52 e il 56%, campo largo tra il 42 e il 46%. Occhiuto è favorito, ma Tridico non è più un outsider. In una regione dove nessun presidente è mai stato confermato per un secondo mandato, il dato politico è che l’opposizione unita rende la partita meno scontata del previsto.
Come calcola l’AI
Per arrivare a queste stime aggiornate, il nostro modello ha incrociato:
Trend storici delle elezioni regionali e politiche, per stabilire la base di partenza di ciascuno schieramento.
Configurazione delle coalizioni, con particolare attenzione all’unità o frammentazione degli avversari.
Sondaggi ufficiali con media ponderata delle ultime settimane.
Indicatori digitali (Human Index, Socialcom) usati come proxy di momentum, cioè segnali direzionali della dinamica di consenso.
Affluenza e indecisi, simulati con scenari probabilistici per testare la tenuta dei candidati in caso di variazioni anche minime di turnout.
Il risultato non è un pronostico secco, ma un ventaglio di probabilità. Ed è proprio in questo ventaglio che si legge la fragilità delle certezze: bastano pochi punti percentuali per cambiare il colore politico di una Regione.
Quello che emerge, dunque, non è solo la fotografia di due sfide elettorali, ma anche la conferma che l’uso dell’intelligenza artificiale nello studio politico non è un vezzo, ma un metodo di analisi sempre più utile.
Nelle Marche, la capacità dell’AI di integrare i dati dei sondaggi con la volatilità degli indecisi mostra come la Regione sia arrivata a un vero punto di non ritorno: qui tutto si giocherà negli ultimi giorni, e l’AI ci dice che il margine di errore è grande quanto il distacco fra i candidati.
In Calabria, invece, la novità politica del campo larghissimo trova riscontro negli algoritmi: pur senza ribaltare i rapporti di forza, l’AI intercetta la compressione del divario e segnala che l’unità delle opposizioni è un fattore che pesa, al di là delle percezioni tradizionali.
La lezione è duplice:
da un lato, la politica resta il luogo dell’imprevisto e della scelta umana; dall’altro, strumenti come i modelli predittivi AI permettono di leggere in anticipo i segnali deboli che i sondaggi classici non sempre colgono.
In definitiva, se le urne diranno la loro, l’esperimento di TGWEB AI ci consegna già una certezza: l’analisi politica del futuro non potrà più fare a meno di affiancare il dato umano con quello algoritmico.